America 2020, sfida a tutto campo in tv tra Trump e Biden

23 ott 2020
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Finalmente un dibattito. Se quello di Cleveland è passato alla storia come uno dei più brutti spettacoli della politica americana, alla Belmont University di Nashville, anche grazie alle nuove regole che prevedevano di silenziare i microfoni a chi non stava parlando, Donald Trump e Joe Biden hanno avuto modo e tempo di parlare di programmi, di tematiche, di problemi, di soluzioni e di visioni. Visioni contrapposte su tutto. Si parte con il Covid con un Trump che parla ancora di un vaccino imminente seppure è costretto ad ammettere che non ne ha la certezza e si ostina a descrivere il virus come qualcosa che sta finendo ma con cui bisogna imparare a convivere. “Voglio tenere aperto il Paese altrimenti non avremo un Paese. Noi non possiamo farlo, non posso chiudere il Paese. E' un Paese importate, enorme, con un'economia importantissima. Abbiamo persone che si stanno suicidando a causa della disoccupazione”. Efficace la risposta di Biden, che appare al suo meglio proprio quando parla di pandemia e sanità. “Le persone stanno imparando a morire. Ci sono tantissime persone che hanno una sedia vuota al tavolo da pranzo oggi. Hanno perso mogli, mariti. Imparare a viverci insieme, a conviverci? Stiamo morendo invece”. Al termine del primo scambio sul Covid, Trump parte all'attacco sulla questione delle mail del figlio di Biden che racconterebbero di soldi ottenuti da Cina e Ucraina in cambio di contatti con l'allora Vicepresidente. Secondo Biden, dalle indagini sulla vicenda non è venuto fuori nulla di illecito, ma ancora non precisa con chiarezza se queste mail e gli incontri che descrivono siano vere o false, anche se assesta un colpo quando ricorda che l'unico che sul palco ha un conto in Cina è Trump e non certo lui. Si continua sulla politica estera, dalla Russia alla Corea del Nord, poi ancora immigrazione e ambiente. Gli appelli finali intrisi di retorica. Trump avverte che se vincerà Biden le tasse si alzeranno, Biden ribadisce che lui sarà il Presidente di tutti, ma commette la leggerezza di guardare l'orologio a metà dibattito, da cui comunque esce avendo raggiunto il suo scopo: non sfigurare e non commettere troppi errori. A Trump invece sono mancati la sorpresa e l'affondo finale che avrebbero potuto cambiare in modo sostanziale le carte in tavola e il suo svantaggio nei sondaggi, ma ha dimostrato di saper contenere la sua aggressività e di poter moderare i toni, sperando che la sua voce questa volta sia riuscita ad arrivare anche alla sua base più moderata, delusa dalla sua performance nel primo dibattito. Spenti i microfoni e calato il sipario, ora la parola, come ha ricordato l'abile moderatrice Kristen Walker, passa agli elettori.

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