Per il momento, Julian Assange ha scongiurato ancora una volta l'estradizione negli Stati Uniti dove è accusato, tra l'altro, di spionaggio per la diffusione di circa 500.000 documenti coperti da segreto, molti dei quali relativi alle attività militari americani in Afghanistan e Iraq. Per 18 capi d'accusa, rischia una condanna fino a 175 anni di carcere. La Royal Courts inglese ha accordato alla sua difesa il diritto di fare appello alla corte suprema. Tocca ora agli esponenti del massimo organo giudiziario inglese stabilire la sussistenza del ricorso del cinquantenne fondatore di Wikileaks. L'attivista australiano si trova da oltre 1000 giorni detenuto a Belmarsh; il carcere della capitale, costruito nel 1991 è che dopo l'attacco alle Torri Gemelle cominciò ad accogliere sospetti imprigionati senza accuse formali, tanto da essere ribattezzato il Guantanamo inglese. É nell'unità di massima sicurezza, insieme a terroristi e stupratori seriali che si trova Assange dall'11 aprile 2019, quando fu arrestato dopo l'espulsione dall'ambasciata dell'Ecuador a Londra che gli aveva garantito l'asilo per 7 anni. Secondo i legali di Assange, il caso solleva questioni serie e rilevanti compresa la affidabilità delle rassicurazioni fornite dagli Stati Uniti sulle condizioni carcerarie che sarebbero garantita ad Assange nel caso questi venga estradato. Per la sua compagna, avvocato sudafricana e madre dei suoi figli, quella siglata nelle ultime ore è una vittoria parziale.