Italiani e pachistani, francesi e cinesi, marocchini e canadesi: attaccare un Paese per colpirli tutti. Sono di 34 nazionalità le vittime dell’attentato a Barcellona. I terroristi hanno colpito dove sapevano di poter fare più male. La prima è una città turistica della Spagna visitata ogni anno da 30 milioni di persone. Un attentato che ha sconvolto tutta l’Europa perché lì, a camminare sulle Ramblas in una giornata di agosto, ci sarebbe potuto essere ciascuno di noi. Anche se l’Intelligence aveva lanciato l’allarme jihadista, anche se nelle discoteche della costa si muore di rissa o di droga, sembrava che nulla potesse accadere a Barcellona, stella polare dell’Erasmus multiculturale e mecca del divertimento e dei costumi più aperti. Barcellona è stata il paradiso di generazioni di ragazzi innamorati di un modo di vivere all’insegna della rilassatezza, dell’assenza di regole e orari. La Rambla: ci si ritrovava lì senza bisogno di darsi appuntamento. Non una strada ma un monumento, un luogo simbolo, come la Tour Eiffel, il Colosseo o l’Empire State Building. Si camminava a piedi nudi perché ci si sentiva sicuri, come se nulla potesse turbare la passeggiata tra locali e bancarelle. Ora la bolla è scoppiata e con Barcellona ferita tutti ci sentiamo più vulnerabili.