Da un rischio molto grave e imminente, a un rischio grave. Con l'abbassamento del livello di allerta terrorismo da 4, il massimo, a 3, il Consiglio di Sicurezza belga segna la fine del rischio di nuovi attentati a Bruxelles. La decisione presa nella tarda giornata di martedì parte dal presupposto che il 45enne tunisino, che lunedì sera ha ucciso due cittadini svedesi nella capitale, abbia agito da lupo solitario e non come parte di una rete organizzata, come inizialmente detto. È in questo caffè del quartiere di Schaerbeek nel Nord di Bruxelles, che l'attentatore è stato individuato alle 8:00 di mattina di martedì dalla Polizia, Polizia che è intervenuta qui. Proprio in questo bar è scoppiata una sparatoria che ha portato alla morte dell'uomo. Ci troviamo a pochi chilometri da dove tutto è cominciato, l'attentato di lunedì sera, e a poca distanza anche dall'appartamento dell'attentatore. L'arma utilizzata per l'attacco, un fucile d'assalto AR-15, è stata trovata vicino a lui, mentre 2 armi da taglio e un coltello sono stati trovati nascosti in un parco di fronte a casa sua. Altre armi al suo domicilio. Non è chiaro da quanto tempo l'uomo preparasse l'attentato, ne se abbia agito in correlazione con quanto avviene in Medio Oriente. La moglie, interrogata a lungo in commissariato dove si è rifugiata la notte di lunedì dopo aver visto i video dell'attacco circolare, ha detto di esserne all'oscuro e di aver temuto per l'incolumità propria e della figlia. Certo sembra che l'obiettivo fossero i tifosi svedesi venuti in città per la partita Belgio-Svezia, lo ha detto l'attentatore stesso nel video in cui si dice militante dell'Isis, pubblicato lunedì sui social. In Svezia, si è saputo, aveva vissuto per alcuni mesi dopo essere sbarcato a Lampedusa nel 2011. 12 anni da irregolare in Europa, attraversando le frontiere senza essere espulso, nonostante diverse segnalazioni per radicalizzazione e crimini comuni. Un tema su cui adesso si interrogano i Governi di tutta l'Unione.