Lo Stato ebraico si è spinto oltre, provando ad uccidere Hassan Nasrallah il leader di Hezbollah, sganciando una ventina di bombe penetranti di una tonnellata su Dahiyeh, nell'attacco più pesante di sempre che ha travolto la periferia sud di Beirut, nota per essere il quartier generale della milizia partito filo Teheran. Secondo la radio militare israeliana Nasrallah si trovava in un bunker sotto uno dei sei edifici residenziali che sono stati rasi al suolo dal massiccio raid aereo di venerdì pomeriggio. Mentre Israele e l'Iran stanno verificando la sorte del leader del Partito di Dio, una fonte vicina ad Hezbollah afferma che Nasrallah sta bene ed è al sicuro. Al momento però non ci sono ancora dichiarazioni ufficiali da parte dell'organizzazione. Hassan Nasrallah da anni una vita nell'ombra, è stato da sempre il target numero uno di Israele perché il chierico sciita, segretario generale di Hezbollah dal 1992, è l'uomo che è stato capace di trasformare la milizia paramilitare, nata negli anni '80 per combattere Israele durante la prima guerra del Libano, nell'attore non statale più armato al mondo. Un vero e proprio esercito finanziato dall'Iran con 700 milioni di dollari l'anno, dunque lo strumento di maggior deterrenza del regime di Teheran. Per gli Stati Uniti e alcuni dei suoi alleati è chiaramente un'organizzazione terroristica, ma per alcuni nel Paese dei Cedri è il difensore del Libano. Ora se Nasrallah fosse stato ucciso in questo raid israeliano la sua morte creerebbe un vuoto all'interno del movimento cambiando gli equilibri nella regione mediorientale. Negli ultimi giorni Israele, con la strategia degli assassini mirati, ha decapitato la catena di comando di Hezbollah e sarebbe difficile pensare a chi potrebbe sostituire il suo leader.