Joe Biden ha 81 anni e i democratici si sono accorti, adesso, che è anziano. Dopo la pessima prestazione nel dibattito televisivo, si torna a parlare di una possibile sostituzione di Biden come candidato alle presidenziali. Possibile, non certo probabile. Sfidare il presidente in carica all'inizio delle primarie sarebbe già stato difficile e in questo momento lo è ancora di più. La strategia di chi vorrebbe un cambio in corsa sembra puntare sui leader del partito al Congresso: Jeffries e Schumer, perché facciano pressione sul presidente. Almeno il primo però ha già detto che non è della partita. Non c'è modo di sostituire Biden se non è lo stesso Biden a farsi da parte, e il presidente ha fatto sapere che non ha alcuna intenzione di mollare. L'unica che potrebbe convincerlo, si dice, è la moglie Jill. Il panico democratico, in fondo, dipende proprio da questo: pensare di aver scelto il cavallo sbagliato, rendersi conto del fatto che è troppo tardi per sostituirlo, sospettare che facendolo, comunque, la soluzione sarebbe alla fine peggiore del danno. Se Biden facessi un passo indietro prima di metà agosto, il partito dovrebbe trovare un nome su cui convergere, perché l'alternativa sarebbe una convention aperta con più candidati in lotta tra loro per contendersi i delegati. Per i democratici il danno d'immagine sarebbe peggiore, forse, di quello rimediato candidando un presidente anziano e fuori forma. Sull'altro fronte si gongola, con il minimo sforzo Trump ha ottenuto il massimo risultato, cioè concentrare l'attenzione sulla performance di Biden distogliendola dai contenuti. Contenuti sui quali la maggior parte degli americani è molto più in linea con il presidente che non con il suo avversario. Biden può far dimenticare questa pessima prestazione? E come? Mancano più di 4 mesi alle elezioni, tanto tempo. Ma il nemico del presidente, in fondo, è proprio il tempo. Non deve semplicemente dimostrare al Paese di essere ancora lucido, deve garantire al Paese di poter restare lucido per altri 4 anni.