Settimana dopo settimana i bielorussi stanno dando grande prova di determinazione e resilienza, dal 9 agosto scorso, giorno delle ultime elezioni presidenziali che hanno riconfermato Aleksandr Lukashenko alla guida dello Stato con un improbabile l'80% dei consensi, la protesta in piazza si estende e acquista vigore. E questo nonostante continuino gli arresti arbitrari e le violenze denunciate anche da Amnesty International. L'opposizione al regime non continua però solo in piazza, da Vilnius, dove si trova in esilio la sfidante alla Presidenza, Svetlana Tikhanovskaya sta incontrando i leader europei. Il faccia a faccia di lunedì scorso col Presidente francese Manuel Macron sarà seguito a breve da quello con la cancelliera tedesca Angela Merkel. Regno Unito e Canada si sono già mossi nell'imporre sanzioni contro l'uomo forte di Minsk, il figlio Viktor e alcune figure di spicco del regime. Prima di loro le 3 Nazioni baltiche, Estonia, Lettonia e Lituania. In soccorso di Lukashenko si è mosso ancora una volta il Presidente russo Vladimir Putin, nuovamente costretto a intervenire più perché preoccupato da una eventuale rischio contagio che per una reale sintonia con l'alleato bielorusso. Qualsiasi tentativo di interferire negli affari di un Paese sovrano è inaccettabile, ha detto Putin al collega, Macron dopo la visita di quest'ultimo a Vilnius. Dalla capitale lituana Tikhanovskaya ha intanto iniziato a formare un Governo ombra, il regime di Alexander Lukashenko è non solo illegittimo, ma non svolge più i suoi compiti, non possiamo non fare nulla e guardare il Paese sprofondare nella crisi, pertanto, per garantire una nuova elezione continua il mio lavoro per unire tutte le forze democratiche della società bielorussa, ha detto l'ex candidata alla Presidenza all'agenzia Interfax.