Non ancora una svolta, ma un incontro utile in un clima di flessibilità e impegno è la versione di entrambe le parti. Una non partenza che probabilmente fallirà nel giro di poco è la valutazione che rimbalza nei corridoi di Westminster nella tarda serata. Intanto, però, l'incontro tra Theresa May e Jeremy Corbyn per un approccio comune sulla Brexit a tutela dell'interesse nazionale ieri c'è stato e nella giornata di oggi due team continueranno a lavorare cercando la quadratura del cerchio. Obiettivo: portare al più tardi lunedì un testo condiviso al voto di Westminster che possa essere approvato in maniera bipartisan e che consenta alla Premier di arrivare mercoledì a Bruxelles con l'accordo di divorzio, l'unico importante per Bruxelles, l'unico su cui non si discute votato dalla Camera dei Comuni. Perché su quel testo le parti sono d'accordo. Il problema nasce sul futuro delle relazioni tra Regno Unito e Unione europea. Dove la May vede una cesura più o meno netta Corbyn punta un'unione doganale all'appartenenza al mercato interno. Tradotto: nessuna politica commerciale indipendente e libera circolazione delle persone, fumo negli occhi dell'inquilina di Downing Street. Un compromesso si deve trovare a metà strada. Si scommette sull'unione doganale che risolverebbe anche il problema del confine irlandese, ma serve tempo per mediare e discutere, soprattutto serve volontà politica. Intanto entrambi i leader devono affrontare le pressioni dei partiti. La May è sotto l'attacco dei Falchi, che fino a dicembre non la possono sfiduciare, ma che stanno cercando strade alternative per far pesare il proprio dissenso. E continua a perdere pezzi di Governo. Due sottosegretari hanno salutato e altri 15 sono pronti a prendere la porta se, costretta dagli avvenimenti, dovesse chiedere a Bruxelles un lungo rinvio della Brexit pur di evitare il no deal. Corbyn è bersagliato da chi, e tra i laburisti non sono pochi, vuole un voto popolare alla fine del percorso. Quella che per lui è una opzione per molti dei suoi è una richiesta imprescindibile. Da parte sua Bruxelles con Jean-Claude Juncker sottolinea "Se il Regno Unito vuole un rinvio a breve della Brexit che eviti la partecipazione alle europee di fine maggio, deve approvare un accordo entro il 12 aprile". In caso contrario le strade sono due: un lungo rinvio o il no deal.