La tempesta perfetta che sta affliggendo i cieli europei da settimane che è destinata a durare per tutta l'estate, è formata da due correnti potenti e contrastanti: la carenza di personale da una parte e la ripresa massiccia della domanda dall'altra. Gli europei dopo due anni di pandemia, vogliono tornare a viaggiare, il problema è capire quando, se, con quali disagi ci riusciranno. Dal mese di Maggio, gli aeroporti del Vecchio Continente sono nel caos. Voli cancellati, bagagli mai consegnati, ammassati nei terminal, ritardi di ore, scioperi continui che stanno infuocando l'estate che poteva essere quella del grande ritorno per il comparto aereo. Le responsabilità sono molteplici ma le principali si possono individuare andando ad esempio ad analizzare le differenze fra Europa e Stati Uniti. Anche negli USA i disagi non sono mancati, fra Aprile e Giugno sono stati oltre ventimila i voli cancellati, ma in Europa nello stesso periodo erano tre volte tanto. Gli Stati Uniti hanno visto una ripresa importante già lo scorso anno, hanno ricominciato contestualmente a riassume il personale lasciato a casa durante la pandemia. Questo li ha fatti trovare più pronti rispetto ad un mercato europeo dove a causa anche delle restrizioni più lunghe, differenziate fra Stato e Stato per il Covid, i viaggi sono ripartiti più tardi ma con volumi tali da travolgere aeroporti e compagnie aeree. Basti pensare che il volume degli arrivi internazionali in Europa nei primi tre mesi del 2022, è di oltre il 200% più importante rispetto allo scorso anno. Ma dietro al caos sui cieli d'Europa ci sono anche distinzioni fra Paese e Paese. Chi durante la pandemia è riuscito a tutelare i posti di lavoro, con cassa integrazione, aiuti come ad esempio l'Italia, ora si trova meno in difficoltà e vive di riflesso i disagi che stanno mettendo in ginocchio Stati come Regno Unito o la Germania, che non sono stati in grado di proteggere i lavoratori del comparto, che in molti casi si sono reinventati, trovando altri tipi di impiego. A tutto questo si uniscono poi le rivendicazioni sindacali. Se le compagnie low cost alla fine alcuni grandi vettori come Lufthansa, con i dipendenti che chiedono adeguamenti salariali guardando anche all'inflazione e migliori condizioni di lavoro portando avanti scioperi e proteste, spesso coordinati che stanno ulteriormente peggiorando una situazione già critica destinata ad adombrare l'estate di tutti i viaggiatori europei.























