16 anni da scontare in un carcere di massima sicurezza in Russia. La sentenza a carico del giornalista statunitense del Wall Street Journal, Evan Gershkovich, condannato con l'accusa di spionaggio da Mosca, è arrivata al termine di un processo celebrato in tempi record. La prima udienza si era svolta lo scorso 26 giugno anticipata rispetto alla data prevista di agosto. Per lui l'Accusa aveva chiesto una condanna a 18 anni. "L'imputato non ha ammesso la sua colpevolezza durante il processo tuttavia l'insieme delle prove presentate alla Corte è stato sufficiente per condannarlo" ha riferito il servizio stampa del tribunale. Secondo l'ufficio del Procuratore generale russo il giornalista, arrestato nel marzo del 2023 mentre lavorava ad un report sulle attività del gruppo Wagner in Ucraina, "ha raccolto informazioni segrete per conto della CIA su uno dei principali produttori di armi della Russia". "Una sentenza scandalosa" commenta l'amministratore delegato di Dow Jones ed editore del Wall Street Journal, Latour, che considera Gershkovich "detenuto ingiustamente per aver svolto il suo lavoro da giornalista". "Un processo farsa" per Washington. Solo poche ore prima della sentenza il Ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov, aveva confermato, in una conferenza stampa al Palazzo di Vetro di New York, l'esistenza di negoziati tra Russia e Stati Uniti per uno scambio di prigionieri che potrebbe portare alla liberazione del giornalista. Scambio che Mosca ha definito possibile solo dopo il termine del processo, ora ufficialmente terminato con una condanna pesante per il reporter 32enne.