Finalmente ha mostrato il suo vero volto e ha fatto capire che in questi anni ha solo recitato la parte del brav’uomo. Il procuratore distrettuale Kevin Steele è durissimo commentando la sentenza con cui ieri Bill Cosby è stato condannato per aver drogato e violentato Andrea Constand nel 2004. L’attore ottantenne, beniamino di una generazione con la sua interpretazione del papà nella serie “I Robinson” è sbottato in aula quando il procuratore ha chiesto per lui anche la revoca della cauzione, per il rischio di fuga magari su un aereo privato. “Non ho un aereo privato” ha risposto piccato Cosby, partendo poi con una raffica di insulti che, d’altronde, durante il processo non erano stati risparmiati neanche alla sua accusatrice, definita una bugiarda in cerca di notorietà dalla difesa. Ma la Constand, all’epoca dei fatti dipendente della Temple University, mentre Cosby era nel consiglio di amministrazione dell’università, è andata avanti con coraggio per la sua strada, e alla fine è stata l’unica delle oltre cinquanta donne che in questi ultimi anni hanno accusato l’attore di molestie e aggressioni a riuscire a portarlo in tribunale. Ora rischia una condanna fino a trent’anni e 75.000 dollari di multa, anche se i suoi avvocati hanno promesso che ricorreranno in appello. Alla fine la cauzione è stata concessa, però, in attesa della definizione della pena, rimane comunque agli arresti domiciliari e dovrà indossare un braccialetto elettronico. Di fatto, vista la sua età, anche pochi anni in prigione potrebbero significare per lui una condanna a vita, senza contare che i suoi anni di fama e successo non gli sono bastati a conservare l’appoggio dell’opinione pubblica. D’altronde, Cosby è il primo condannato illustre della stagione del #MeToo, che con questa sentenza smette di essere solo un hashtag e diventa giustizia.