Proprio nel momento in cui esplodono i contagi che secondo alcune fonti non ufficiali potrebbero avere già superato i 250 milioni, la Cina ha deciso di riaprirsi al suo interno con la rimozione di tutte le restrizioni al movimento di persone e merci, e all'esterno abolendo la quarantena e l'isolamento obbligatorio per i positivi. Una decisione relativamente improvvisa ma oramai da tempo e da più parti sollecitata e sicuramente accelerata dalle crescenti proteste popolari, ma anche una decisione resa oramai indispensabile per rilanciare l'economia che per il terzo anno consecutivo mostra tassi di crescita insufficienti a mantenere il ritmo di sviluppo imposto dal Governo e garantire così la stabilità sociale. Una decisione che però rischia di mettere di nuovo in crisi il sistema sanitario che come denunciano oramai anche molti media locali, in questi anni non è stato riformato e rafforzato. La nuova ondata di contagi sta portando al collasso gli ospedali di tutto il paese, con il personale medico e sanitario costretto a turni impossibili e i pazienti anche gravi parcheggiati in corsia in attesa di trovare un posto letto. Resta il drammatico interrogativo sui decessi, con immagini di cadaveri allineati anche per strada in attesa di poter essere cremati che girano sui social e le Autorità, che da questa settimana hanno deciso di non fornire più gli aggiornamenti ufficiali, insistono nel negare invece che vi siano state vittime negli ultimi giorni.























