Esercitazioni previste, ma preoccupanti. È un generale americano, impegnato proprio nell'area del Pacifico, a fornire la sintesi estremamente pacata di quanto stia accadendo tra Cina e Taiwan. Perché i protagonisti usano invece toni molto più allarmanti. Pechino infatti non solo concentra mezzi militari e truppe in cinque aree intorno all' isola di Taiwan, per simulare quella che definisce la presa di controllo del campo di battaglia, ma avverte anche Taipei che coloro che sostengono l'indipendenza rimarranno con la testa rotta e il sangue che scorre, descrivendo le esercitazioni corso come un serio avvertimento. E da parte di Taiwan la risposta è decisa: "Sarò in prima linea con i nostri fratelli e sorelle militari per difendere la sicurezza nazionale.", ha affermato il Presidente Lai Ching-te, aggiungendo che di fronte alle sfide e alle minacce esterne Taipei continuerà a difendere i valori della libertà e della democrazia e a preservare la pace e la stabilità nella regione. Pace e stabilità che invece preoccupano anche la comunità internazionale. Anche se previste, l'orario e la data di inizio delle esercitazioni non sono stati comunicati, sono cambiati gli obiettivi tattici e sembrano dunque ormai completamente interrotte le relazioni politiche tra Taiwan e la Cina. L'operazione "Spada congiunta" è scattata all'alba combinando forze navali, aeree, terrestri e missilistiche e dovrebbe durare 2 giorni. Un dispiegamento di forze imponenti che per Pechino rappresentano una forma di punizione contro il neoeletto presidente taiwanese, colpevole, per la Cina, di sostenere con determinazione l'indipendenza dell'isola. Le forze armate locali sono in stato di allarme, ma anche quelle statunitensi osservano con preoccupazione i mezzi cinesi che si spingono sulle rotte verso il Giappone e le Filippine, dove Washington ha le proprie basi, simulando perciò un'invasione su larga scala.