È stato l'attacco più violento dall'inizio del conflitto, e il più sanguinoso dalla guerra del 2006. In un solo giorno, lunedì, i raid israeliani hanno colpito circa 1.100 obiettivi di Hezbollah, come dichiarato dall'IDF. Colpito il Sud, terreno di scontro quotidiano tra le parti da oltre 11 mesi, colpita la Valle della Bekaa e colpita Baalbek, entrambe roccaforti del movimento sciita devoto a Teheran. In un video dal bunker del Quartier Generale della Difesa a Tel Aviv, il Premier israeliano Benjamin Netanyahu, dichiara che Israele sta eliminando alti esponenti di Hezbollah e distruggendo i loro depositi di missili. L'obiettivo dell'esecutivo israeliano è quello di decimare la forza militare di Hezbollah compiendo anche attacchi mirati come quello che ha colpito, la sera di lunedì, la periferia Sud di Beirut, provando ad uccidere Ali Karaki, comandante del fronte meridionale del partito di Dio. Non è ancora chiaro se Israele sia riuscito nel suo intento, per ora Hezbollah dichiara che Karaki sta bene ed è stato trasferito in un luogo sicuro. Quella che chiara, è la condanna da parte del Presidente iraniano Masoud Pezeshkian agli attacchi che hanno scosso il Libano. Perché Israele, così facendo, agli occhi del capo della Repubblica islamica, sta cercando un conflitto più ampio: una guerra, che a suo dire, non porterà benefici a nessuno.