Di sicuro c'è soltanto che la corsa alla successione di Boris Johnson, che si è aperta con le dimissioni del Premier britannico a leader di partito, sarà una competizione dura, disordinata, la peggiore a memoria di politico, a detta del quotidiano conservatore Daily Telegraph. Per ora, regna la confusione all'interno di un partito diviso tra correnti e fazioni opposte, con oltre 15 deputati che hanno avanzato una candidatura o di cui si parla come possibili nuovi leader o che smentiscono ambizioni di leadership. I giornali britannici alzano e abbassano le quotazioni sui papabili. Restano alte quelle dell'ex-Cancelliere dello Scacchiere, Rishi Sunak, l'uomo che ha innescato la crisi di Governo con le sue dimissioni. La sua squadra, in queste ore, cerca di convincere l'altro ministro dimissionario, Sajid Javid, a sostenere la sua leadership. Prevale, in questa epoca di guerra alle porte, la figura del candidato con credenziali militari. Se il Ministro della Difesa, Ben Wallace, ha da poco dichiarato che non si candiderà, c'è chi punta sulla riservista della Marina, Penny Mordaunt, ministro e membro moderato del partito, o sul veterano di guerra, Tom Tugendhat. È però il capo della diplomazia britannica, Liz Truss, a essere per ora tra i candidati favoriti per la stampa britannica, al contrario del rivale sconfitto da Johnson nella corsa alla leadership del 2019, Jeremy Hunt, e del nuovo Cancelliere per lo Scacchiere, Nadhim Zahawi. Comunque sia, la corsa alla successione sarà lunga, se è vero che il comitato dei Conservatori, si riunirà soltanto mercoledì. In un primo momento, la lista di candidati sarà votata dai deputati, poi entrerà in scena la base del partito. L'ultima volta ci sono volute 6 settimane per scegliere un nuovo leader, ora nessuno si aspetta di avere un risultato prima dell'inizio di settembre. Fino ad allora, Boris Johnson, resterà l'inquilino del numero 10 di Downing Street.























