C'è incertezza sui numeri, non sull'entità del dramma che si è consumato venerdì mattina quando centinaia di migranti sub-sahariani hanno tentato di oltrepassare la barriera che separa il territorio del porto orientale marocchino di Al Nazur e l'enclave spagnola in territorio nord-africano di Melilla. Nella calca, mentre i servizi di sicurezza marocchini cercavano di impedire l'attraversamento di quella frontiera, sarebbero morte oltre 20 persone secondo fonti ufficiali di Rabat, quasi 40 per l'organizzazione non governativa spagnola Caminando Frontera, mentre le vittime avrebbero raggiunto la cifra di 45 secondo il quotidiano spagnolo La Razon, che cita fonti mediche. 133 migranti sarebbero arrivati, invece, sul territorio della città autonoma spagnola. A scioccare non ci sono soltanto i numeri del dramma, ma anche le immagini emerse in queste ore, girate dagli smartphone degli operatori di ONG locali come l'Associazione marocchina per i diritti umani, centinaia di migranti giacciono a terra nei pressi della barriera, alcuni di loro sanguinanti, attorno ci sono gli agenti marocchini in assetto antisommossa. L'Organizzazione internazionale per le migrazioni e l'Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati hanno parlato di "strage inaccettabile" e hanno chiesto ai governi di incrementare i canali migratori sicuri e alternativi per evitare nuove tragedie. Il premier spagnolo, Pedro Sanchez, ha parlato di "un attacco all'integrità territoriale" del Paese e accusato mafie e trafficanti di esseri umani. L'ufficio spagnolo di Amnesty International ha ricordato come si sia trattato del più grave incidente lungo quella frontiera dal 2015, quando lì morirono 15 persone. E assieme ad altre associazioni umanitarie sta facendo pressioni per l'apertura di un'inchiesta sulle dinamiche della tragedia.