La tregua arriva dopo tre giorni di bombardamenti israeliani su Gaza. Centinaia di missili lanciati dalla Jihad anche verso Gerusalemme, quasi tutti intercettati dal sistemare Iron Dome. Due esponenti dell'organizzazione estremista eliminati, numerosi arresti in Cisgiordania e soprattutto dopo decine di vittime civili, bambini compresi. Mediato dall'Egitto il cessate-il-fuoco vede dunque Israele sedere in una posizione di forza, il suo Governo pronto a fermare raid ma solo a seguito dell'avvenuto uccisione di Khaled Mansour e Tayseer Jabari, suoi obiettivi primari dell'operazione militare Breaking down, che si avvia dunque verso una nuova fase dove però non mancano i motivi di tensione. Considerando che alle reazioni armate della Jihad islamica ancora non si era direttamente unita Hamas che comunque conta una perdita di rango tra i suoi, Mohammed Afana ucciso nel campo profughi di Jabaliya. Nei momenti concitati dei colloqui il Premier israeliano Yair Lapid era intanto impegnato in un sopralluogo a ridosso dei confini con la striscia. Dopo aver richiamato 25 mila riservisti ed affermato di voler continuare con i bombardamenti finché questo fosse stato necessario, Lapid era direttamente al comando militare centrale dell'area per incontrare comandanti e truppe impegnate contro la Jihad. Nel frattempo mediava per la tregua, dopo aver intrapreso l'ennesima operazione militare che cade ancora una volta nel pieno della campagna elettorale e della quale Lapid ora è probabilmente pronto a coglierne anche i possibili vantaggi in termini di voti.