Autorevole, serio, deciso. Keir Starmer fin dalle prime immagini che lo ritraggono nella sua riunione inaugurale del suo gabinetto vuole dare l’immagine di un leader ben diverso dal grigio Sunak e dall’ingestibile Johnson. Con un mandato ampio e un consenso ben distribuito in tutto il paese, il Premier laburista entra nel leggendario n.10 di Downing street con la determinazione di cambiare radicalmente la politica britannica, e nel senso dell’unità, dopo le tentazioni autonomiste rinfocolate dalla Brexit. E sul punto Starmer è stato chiaro. Ha sottolineato la necessità di "attuare il cambiamento da parte di un Labour che è cambiato" a partire da un piano per il rilancio della crescita dell'economia da delineare il prossimo martedì. Ha annunciato un tour in Scozia, Galles e Irlanda del Nord, notando come il suo governo abbia un mandato pieno, essendo il primo partito in Inghilterra, Scozia e Galles. Dopo aver sottolineato di pretendere la massima efficienza dai suoi ministri, e nel suo esecutivo conta dei veri e propri pesi massimi, del calibro di Angela Rayner come numero due e Rachel Reeves a capo dell'Economia. Prima donna a ricoprire il ruolo nella storia britannica. Le parole del nuovo premier britannico sono state definitive su quanto riguarda il controverso “Progetto Ruanda”. Cioè l’idea di trasferire gli immigrati illegali nel suo paese. Insomma, un punto a capo. Il segnale che forse il paese attendeva dopo lo scossone della Brexit. Non a caso tra i primi a congratularsi con Starmer è stata la Presidente della Commissione Ursula von der Leyen, che ha sottolineato la vera relazione speciale. Quella che unisce il vecchio continente all'arcipelago britannico. Troppi i dossier e gli interessi comuni, dall’Ucraina alla crisi climatica, perché Londra continui a muoversi come un battitore libero.























