Kkavya ha 19 anni, studia e lavora a Bengaluru. È arrivata qui come molti altri giovani spinta dal sogno della Silicon Valley indiana, che però si è rivelata un incubo. A partire dai bisogni primari come l'acqua. Ogni mattina deve trovare il modo di procurarsi l'acqua, che ora è arrivata a costare quasi 2.300 rupie al mese, circa 28 dollari. In un anno il prezzo si è più che triplicato. Prima di andare al lavoro si prepara le bottiglie da portarsi dietro per riempirle in ufficio. Bengaluru, un tempo città dal clima mite, con laghi e giardini, è la sede delle più grandi aziende tech e una delle città dallo sviluppo più veloce nel paese. Ma le infrastrutture non hanno retto alla crescita della popolazione, con conseguenze sul traffico e servizi che la politica, secondo i residenti, non riesce neanche a vedere. Ogni giorno Kkavya impiega cinque o sei ore per i suoi spostamenti. Nel frattempo prova a studiare o a lavorare dal telefono.