Le elezioni sono un giorno di gioia. Così la guida suprema dell'Iran Ali Khamenei, cerca di convincere i cittadini ad andare a votare alle presidenziali anticipate, dopo la morte per incidente di Ebrahim Raisi. Non c'è motivo di avere dei dubbi, ha detto Khamenei, nel timore più grande che a vincere sia l'astensionismo. Le urne sono state aperte alle 8:00, circa 61 milioni di persone sono chiamati al voto. Quattro i candidati. Se nessuno di loro otterrà più della metà dei voti, il 5 luglio si terrà un secondo turno. A marzo di quest'anno, alle elezioni per il rinnovo dei membri del parlamento e del clero, ha votato solo il 41% degli aventi diritto. Secondo gli analisti, l'affluenza potrebbe bloccarsi al 40%, alle presidenziali del 2021, arrivò al 48,78%, già in netto calo. Il risultato è importante anche per testare il consenso alla guida suprema in un contesto di crescente povertà e esasperata opposizione ai metodi violenti della polizia morale. Tra i candidati, uno solo è riformista, Masoud Pezeshkian, 70 anni, di origine azera, chirurgo, già Ministro della Sanità, nonché parlamentare da vent'anni. Appoggiato dai moderati, si è espresso contro la mancanza di trasparenza del governo durante le proteste scaturite dalla morte di Mahsa Amini, nel settembre del 2022, mentre era in custodia della polizia morale. Ha manifestato anche la volontà di migliorare le relazioni con gli Stati Uniti. Il favorito è Mohammad Bagher Ghalibaf, conservatore, ex sindaco di Teheran. È stato comandante dei Pasdaran, i Guardiani della Rivoluzione che lo sostengono, oltre che capo della polizia. Suo concorrente Saeed Jalili, 58 anni, ultraconservatore, ex segretario del consiglio supremo di sicurezza. Un unico e religioso si è candidato, Mostafa Pourmohammadi, 64 anni, ha scarse chance di vincere. Per i militanti contro il governo e per la difesa dei diritti umani, il messaggio è univoco: astenetevi.