Secondo gli ultimi dati il candidato della sinistra Pedro Carrillo avrebbe superato la candidata della destra Keiko Fujimori di appena 70.000 voti. Una cifra minuscola, che è fotografata dalla percentuale: 50,20% contro il 49,79%. Insomma l’incubo del “too close to call” che paralizzò gli Stati Uniti nel duello Bush Gore nel 2000. Il Perù, però, non è gli Stati Uniti, e le tensioni sociali sono fotografate proprio dall’esito delle consultazioni che vedono contrapposti due candidati che più lontani è difficile immaginare. Pedro Castillo, comunista ortodosso, ex contadino e maestro, sindacalista, difensore delle classi più povere. Keiko Fujimori incarnazione della destra radicale sudamericana, figlia di un Presidente arrestato e condannato per crimini contro l’umanità, lei stessa condannata per scandali sul finanziamento del suo partito, propone la ricetta “solo mercato". La paura è che come la nitroglicerina le due parti del Paese vengano a contatto creando un composto instabile ed esplosivo. La crisi economica e il Covid hanno morso con durezza il Paese. L’appello di Castillo va in questo senso. Si è proclamato vincitore, chiede che non si alimenti il clima di incertezza, anche perché il rischio è di un'esplosione davvero fragorosa. Ma Keiko Fujimori non ne vuole sapere. Accusa il suo concorrente di brogli e chiedere il riconteggio. Che il Paese esploda è un rischio reale, perchè in qualsiasi modo andrà a finire, metà del Perù si sentirà defraudato del risultato.