Chi sarà il nuovo presidente dell'Iran: il moderato Masoud Pezeshkian o l'ultra conservatore Saeed Jalili? Nessuno dei due ha superato il 50% dei voti nelle presidenziali della repubblica islamica indette anticipatamente dopo la morte del presidente Raisi in un incidente di elicottero. Solo il 40% dei 61 milioni di iraniani è andato ai seggi. Il boicottaggio, lanciato dalla società civile protagonista dei grandi movimenti di protesta contro il velo dopo la morte di Mahsa Amini, ha vinto e ha avuto un forte impatto. A decidere il nuovo presidente un secondo turno, un ballottaggio, il 5 luglio prossimo, tra due candidati che non hanno superato nemmeno il 40% delle preferenze al primo turno. Pezeshkian, classe '54, è un medico cardiochirurgo, riformista in politica dal 2008 dopo aver ricoperto la carica di Ministro della Salute. Ha tentato tre volte la sfida per le presidenziali, l'ultima nel 2021, ma è stato respinto. Propone una parziale liberalizzazione del paese e il ripristino dei rapporti con l'Occidente, sempre nel solco di un'assoluta fedeltà alla guida suprema Ali Khamenei, guardiano dei principi della rivoluzione iraniana e dei dettami religiosi shiiti, maggioranza nel paese. Saeed Jalili ha una decina di anni meno, è nato nel '65, è un reduce e decorato. È un politico conservatore, principale negoziatore iraniano sul nucleare nei tavoli internazionali. E da quei tavoli è uscita una descrizione che lo vuole sorridente ma integerrimo, ferocemente leale alla suprema guida Ayatollah Ali Khamenei, fermamente intenzionato a riaccendere la fiamma della rivoluzione iraniana e a mantenere le distanze con gli Stati Uniti e l'Occidente più in generale.