Elezioni Uk, unionisti Irlanda del Nord ago della bilancia

09 giu 2017
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Il risultato delle elezioni nel Regno Unito consegna a un piccolo partito dell’Irlanda del Nord il ruolo di ago della bilancia. Conservatori, vicini alla Chiesa Protestante, votati all’unione con la Gran Bretagna e favorevoli alla Brexit. I parlamentari del Democratic Unionist Party, che tra l’altro vedono Corbyn come fumo negli occhi, si presentano come naturali alleati dei Tories. Ma è proprio sul dossier più importante, quello dei negoziati sull’uscita dall’Unione europea, che tra loro e la May ci potrebbero essere delle differenze. La prima promessa che cercheranno di strappare alla Premier sarà di evitare che in seguito alle trattative sulla Brexit all’Irlanda del Nord venga assegnata una sorta di status speciale all’interno dell’Unione europea, perché questo potrebbe allentare i legami con la Gran Bretagna che invece loro vogliono mantenere ben saldi, status speciale al quale invece è favorevole l’altro grande partito dell’Irlanda del Nord, l’indipendentista Sinn Fein. In secondo luogo il DUP è, sì, favorevole all’uscita dall’UE ma vuole anche la cosiddetta “Soft Brexit”, quella cioè nella quale il Regno Unito mantiene legami commerciali con l’Europa e attenua le limitazioni alla libera circolazione di merci, capitali e persone, anche perché al referendum la maggioranza dei cittadini dell’Irlanda del Nord si è espressa in favore del remain. Theresa May, invece, anche per rispondere ad alcune posizioni all’interno del suo partito, se avesse avuto la possibilità di scegliere non si sarebbe tirata indietro di fronte a una “Hard Brexit”, quella in cui ogni legame con l’Unione viene reciso. Ma dopo queste elezioni la May si è indebolita e sembrano venute meno le possibilità di condurre i negoziati con Bruxelles col pugno duro, soprattutto se a tenere in piedi la sua maggioranza è un partito dell’unica regione del Regno Unito che avrebbe un confine di terra e un forte legame storico e geografico da gestire con l’UE, quello con la vicina Irlanda, e la cui leader Arlene Foster ha già dichiarato: “Nessuno vuole una hard Brexit”. Gli accordi tra Londra e Bruxelles, insomma, dovranno passare anche da Belfast. Una beffa per chi aveva cercato nelle elezioni anticipate la strada per avere mano ancora più libera nelle trattative.

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