Emissioni Diesel: dopo Volkswagen, FCA nel mirino

12 gen 2017
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Chiuso il capitolo Volkswagen, l’America apre quello FIAT Chrysler. Nel mirino della temutissima Agenzia ambientale ora finisce il gruppo di Sergio Marchionne, accusato di aver violato le norme sulle emissioni nocive dei propri veicoli. I termini sono gli stessi, durissimi, già usati per stangare il marchio di Wolfsburg. Non comunicare l’esistenza di un software che influisce sulle emissioni di un’auto è una seria violazione della legge, dice l’Agenzia, perché tutte le case automobilistiche devono giocare secondo le stesse regole. Regole che Volkswagen è stata costretta a rispettare, dichiarandosi colpevole di cospirazione, ostruzione della giustizia e false dichiarazioni, e pagando i 4 miliardi di dollari previsti dal patteggiamento, che ha fatto lievitare il costo dello scandalo a quasi 23 miliardi, considerando anche le cause civili con i proprietari delle auto negli Stati Uniti e in Canada. La storia ha inizio a fine settembre 2015, quando l’Ente federale costringe i tedeschi ad ammettere l’esistenza, su alcuni motori diesel, di un software che disattivava i controlli sulle emissioni durante la normale guida, e li riattivava quando l’auto veniva sottoposta ai test. In questo modo era possibile mascherare i livelli di inquinamento che sarebbero stati quaranta volte superiori in normali condizioni di guida, rispetto a quanto rilevato nei controlli. Un anno e mezzo dopo la credibilità del gruppo tedesco non sembra però intaccata, visto che ha totalizzato vendite record lo scorso anno, con oltre 10 milioni di veicoli venduti, con un aumento del 3,8 per cento su base annua. Lo scandalo però ha avuto comunque il merito di aver dato la scossa all’automotive, e quasi tutte le aziende hanno cominciato a parlare seriamente di alimentazioni alternative e sostenibili. In primo piano finiscono le auto ibride ed elettriche, che verranno lanciate sul mercato europeo nei prossimi anni. E il diesel? Sembra lentamente destinato a morire. Atene, Madrid e Parigi hanno annunciato che vieteranno la circolazione di questi veicoli a partire dal 2025. Ma in Europa resta ancora la motorizzazione preferita dalla maggioranza dei consumatori.

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