Il 20 aprile del 2022, il giorno in cui è stata decisa l'estradizione negli Stati Uniti non è la fine, come il 18 novembre 2010 non è l'inizio della storia di Julian Assange né di quella giudiziaria né di quella umana. Se proprio si deve individuare un inizio probabilmente è più corretto il 2006, anno in cui nasce il sito web Wikileaks specializzato nella divulgazione di notizie classificate e che, fin dall'inizio, si fa notare con la pubblicazione di alcuni dossier scottanti. Ma è proprio nel 2010 che il sito catalizza l'attenzione internazionale quando, grazie alle informazioni fornite dalla marine Chelsea Menning, rende pubblici i video Collateral Murder, i diari della guerra in Afghanistan e Iraq e Cable Gate con cui pubblica il contenuto di oltre 251000 documenti diplomatici statunitensi, molti dei quali etichettati come confidenziali o segreti. Con un tempismo sospetto, nel novembre dello stesso anno, il Tribunale di Stoccolma spicca un mandato di arresto nei suoi confronti, con l'accusa di stupro, molestie e coercizione illegale. Assange nega l'accusa sostenendo che è solo un pretesto per estradarlo dalla Svezia agli Stati Uniti. Dal 2012 al 2019 vive nell'ambasciata ecuadoriana, come rifugiato politico, mentre da Stoccolma le accuse cadono, il Governo degli Stati Uniti apre un'inchiesta per la presunta intrusione informatica, legata alle fughe di notizie fornite dalla Menning, e giunge alla formulazione dell'accusa nei suoi confronti: Violazione dell'Espionage Act, che può portare all'ergastolo o alla pena di morte. La vicenda cattura l'attenzione dell'opinione pubblica internazionale e dà il via a numerose mobilitazioni. Il 28 gennaio 2020 l'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa ha invitato gli Stati membri a considerare la detenzione e i procedimenti penali contro Julian Assange un precedente pericoloso per i giornalisti.