Questa è l’ultima foto di Junger Kantner, in ginocchio davanti ai suoi aguzzini. Rapito a novembre nel sud delle Filippine e tenuto prigioniero a Jolo, roccaforte dei terroristi dell’Abu Sayyaf, di lui nessuna traccia, solo il riscatto di 560.000 euro dopo il ritrovamento del suo yacht con a bordo il corpo della moglie uccisa da un proiettile. La notizia della sua decapitazione arriva insieme al solito orribile video, che anche questa volta abbiamo scelto di non mostrarvi. Il Governo filippino conferma: “Siamo addolorati. Condanniamo la barbara decapitazione di un’altra vittima dei rapimenti”. Manila spiega di aver tentato tutto il possibile per salvarlo. Anche Berlino conferma l’uccisione del velista settantenne. “Non c’è più ragionevole dubbio che sia morto” riferisce un portavoce del Ministero degli esteri tedesco, che aggiunge: “Siamo scioccati da questo atto disumano e crudele”. Già nel giugno del 2008 la coppia era stata rapita dai pirati somali armati ed era stata liberata due mesi dopo il pagamento di un riscatto da 600.000 dollari. Fra aprile e giugno dell’anno scorso Abu Sayyaf ha decapitato due cittadini canadesi. Attualmente ha in mano venti ostaggi: sette malesi, sei vietnamiti, quattro filippini, due indonesiani e un olandese.