Non si può dire che in Francia con il voto si siamo sciolti i dubbi. All'indomani dei risultati il nuovo Parlamento appare diviso in tre blocchi principali. Nessuno dei quali è abbastanza grande da poter governare in autonomia, ne da poter evitare di essere sfiduciato dagli altri e così mentre i neo eletti deputati entravano a piccoli gruppi all'Assemblea Nazionale, lunedì il focus già si spostava sulle possibili alleanze tutte da formare. E se Jordan Bardella ammette di aver fatto degli errori nella campagna elettorale riferendosi in particolare l'investitura di alcuni candidati rivelatisi problematici, protagonista della cronaca resta il nuovo fronte popolare, l'unione dei partiti di Sinistra che ha raccolto il più gran gruppo di deputati da queste legislative anticipate. Per una questione di numeri è a loro che spetterebbe esprimere il nuovo Primo Ministro, ma nulla in queste ore può dirsi scontato, soprattutto dato che l'alleanza sembra poco solida a causa dei dissidi interni sui programmi e sulle strategie. A dividere la Sinistra in queste ore e soprattutto la necessità di individuare un nome comune da presentare a Macron come candidato Primo Ministro. E, proprio per questo, alcuni rappresentanti partiti si sono riuniti lunedì sera in questo caffè vicino alla Gare de l'Est, una location che inizialmente doveva rimanere segreta per limitare la presenza della stampa. Le mediazioni interne alla Sinistra per arrivare al nome di un candidato Primo Ministro dovrebbero durare tutta la settimana così come a lungo durerà anche la pausa di riflessione di Macron. Una volta chiesto al Primo Ministro Gabriel Attal di rimanere in funzione fino a quando sarà necessario per garantire gli affari correnti, il Presidente non ha tempistiche precise da rispettare per la formazione del nuovo Governo. La prossima data sicura in calendario è la prima seduta del nuovo Parlamento il 18 di luglio, per allora i nuovi gruppi parlamentari si saranno formati e l'Eliseo saprà, con maggiore chiarezza, su quali alleati contare per traghettare il Paese verso una maggioranza se non altro relativa.