Il primo ministro Benjamin Netanyahu, dopo aver annullato la missione diplomatica alla Casa Bianca a seguito del voto per il cessate il fuoco del Consiglio di Sicurezza dell'ONU, ci ripensa e torna a lavorare con l'amministrazione americana per fissare un incontro ai fini di esplorare alternative all'operazione di terra a Rafah. Secondo i media israeliani la delegazione potrebbe viaggiare a Washington già agli inizi della prossima settimana. La pressione del mondo occidentale su Israele continua a crescere, con l'Alto Commissario delle Nazioni Unite, Volker Turk, che in una intervista, data alla BBC, ritiene plausibile che Israele stia usando fame e carestia come arma di guerra. La Francia, che dona 30 milioni di dollari a l'Unrwa, e l'Irlanda che ha comunicato di essere pronta a testimoniare nel processo aperto dal Sudafrica contro Israele per crimini di genocidio. È proprio la Corte di Giustizia internazionale oggi ha emanato nuove direttive per lo stato ebraico. "Aprite subito nuovi valichi per far entrare gli aiuti umanitari dentro Gaza". Dove la guerra continua in maniera violenta con oltre 34.500 morti. Da Teheran, Hamas ribadisce le sue posizioni e fa anche sapere di essere pronto a riprendere i negoziati ma solo se porteranno alla fine della guerra in maniera permanente. Non una parola sul nuovo governo tecnico approvato dal presidente dell'Autorità palestinese, Abbas, con il nuovo primo ministro Mustafa, che giurerà domenica a Ramallah, nonostante una delle priorità dichiarate dall'Autorità Palestinese sia quella di assumere la governance di Gaza a guerra finita. Un obiettivo a cui plaudono gli Stati Uniti ma che probabilmente è l'unica cosa su cui sia Hamas che il primo ministro Netanyahu sono d'accordo, seppure per motivi diversi. Nessuno dei due, infatti, al momento riconosce la legittimità dell'Autorità Palestinese. La soluzione per il giorno dopo è ancora molto lontana.