Il mondo non può permettersi di aspettare oltre. A parlare è Matthew Miller, portavoce del dipartimento di Stato, ma la sua posizione è chiaramente condivisa da tutta l'amministrazione. Biden è personalmente coinvolto nei negoziati per un cessate il fuoco in Medio Oriente, fa sapere la Casa Bianca. Si lavora, insieme a Egitto e Qatar, per presentare una proposta di accordo. Quando? Presto. Ma Washington sui tempi non si sbilancia. Gli Stati Uniti chiedono urgenza e flessibilità alle parti, per ottenere il rilascio degli ostaggi israeliani, l'arrivo degli aiuti alla popolazione palestinese e un cessate il fuoco. Flessibilità significa anche, da parte israeliana, rinunciare all'idea di rimanere nel corridoio di confine tra la Striscia e l'Egitto. Siamo contrari a una presenza a lungo termine, ha chiarito Miller. Israele non cede, però, e il pressing americano va avanti. I giornalisti lo incalzano, ma Biden evita di rincarare dose dopo il botta e risposta a distanza con il premier israeliano. Netanyahu tornerà in America a fine settembre, per parlare all'Assemblea generale ONU. È proprio l'ONU a sottolineare quello che al momento sembra l'unico spiraglio di luce: il cessate il fuoco raggiunto per consentire la vaccinazione dei bambini di Gaza. Le Nazioni Unite, intanto, chiedono un'indagine indipendente sui sei ostaggi israeliani uccisi: giustiziati dai terroristi secondo Israele, vittime di fuoco amico secondo Hamas.