Come ampiamente anticipato dai media nazionali da alcuni giorni, difficilmente in Giappone il Palazzo regala vere e proprie sorprese, il premier giapponese Shinzo Abe ha deciso di sciogliere la Camera e indire elezioni anticipate per il prossimo 22 ottobre, più di un anno prima della scadenza naturale del mandato. approfittando della prerogativa che l’attuale Costituzione gli concede, uno dei pochi punti che non intende modificare nella riforma annunciata della Costituzione, Abe ha deciso, dunque, di forzare la mano nella convinzione che l’acuirsi della tensione nella penisola coreana e l’estrema confusione in cui versa il campo dell’opposizione possa garantirgli una nuova maggioranza assoluta e un terzo senza precedenti mandato consecutivo, ma soprattutto che faccia dimenticare agli elettori un numero sempre crescente di scandali che lo riguarda direttamente. Ma non è detto. Nonostante la crisi progressiva del Partito Democratico, che continua a perdere consensi e leader, proprio in questi giorni si è costituita una nuova forza politica composta da ex leader del Partito di Governo e dell’opposizione e guidata dalla combattiva, sempre più popolare, Yuriko Koike, attuale governatore di Tokyo. Kibo no To, partito della speranza, è già accreditato del 12 per cento, ma potrebbe, nei prossimi giorni, guadagnare ulteriore e decisivo supporto, grazie alla popolarità, appunto, della Koike, che ha tuttavia escluso di candidarsi direttamente, e alla corrispondente crisi di consensi sia da parte del Partito Democratico sia del Komei, alleato storico del Partito al Governo, braccio politico del movimento laico buddista della Soka Gakkai, la cui base, però, è sempre più critica nei confronti delle recenti scelte politiche dei suoi dirigenti.