Guerra civile in Siria, già 50mila gli sfollati

03 dic 2024
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Hanno conquistato e controllano l’aeroporto internazionale di Aleppo, sono entrati nel palazzo che si dice fosse la residenza locale del Presidente Assad. I ribelli jihadisti si mostrano nei luoghi simbolo della vittoria, espongono i carri armati sequestrati all’esercito come trofei, mentre Assad continua a bombardare dal cielo, con l’aiuto dell’aviazione russa, provocando centinaia di morti e feriti ad Aleppo ma soprattutto a Idlib, che in tutti questi anni è rimasta sotto il controllo dei miliziani sunniti. Qui i raid aerei hanno colpito duramente anche l’ospedale universitario, con pazienti e personale sanitario feriti e costretti alla fuga. E la struttura che non può più aiutare la popolazione. Il Presidente, intanto, dopo aver incassato l’aiuto e la solidarietà della Russia e dell’Iran, ammassa le sue truppe intorno ad Hama, la città a metà strada tra Aleppo e Damasco e, stando ai report ufficiali, starebbe contrattaccando. Se Hama cadesse in mano ai ribelli anche la capitale sarebbe a rischio. E finora l’avanzata jihadista, composta da tante diverse fazioni, alcune appoggiate dalla Turchia e guidate da Hayat Tahrir Al Sham, l’ex fronte Al Nusra legato ad Al Qaeda, è stata così rapida da ricordare l’avanzata dell’Isis al momento della creazione dello Stato islamico. La risposta, sia quella del governo siriano, che quella internazionale, intende essere più efficace di quanto fu l’iniziale reazione alla comparsa dell’Isis. Anche per questo Russia, Iran, Turchia e Qatar pianificano un incontro a Doha per trovare una soluzione alla questione siriana. Sul campo, infatti, sarebbero in corso scontri tra diverse fazioni. i jihadisti sunniti combattono contro le milizie sciite filoiraniane entrate nei giorni scorsi dall’Iraq. Mentre anche i curdi, appoggiati dagli americani, si scontrano con i miliziani sciiti filoiraniani e con quelli sunniti appoggiati dalla Turchia. Di certo, stando ai dati Onu, la ripresa dei combattimenti ha portato alla fuga di quasi 50 mila persone in pochi giorni. Per i civili siriani è il ritorno di un incubo finito solo pochi anni fa. Di nuovo in tante zone manca l’acqua potabile, le scuole sono chiuse, gli ospedali danneggiati e si fa fatica a seppellire i morti.

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