193 milioni di persone in 53 Paesi, vivono al momento una grande insicurezza alimentare, aggravata, dopo la pandemia, dal conflitto. L'imperativo è adesso fermare la guerra del grano. Da settimana si cercano soluzioni diplomatiche per far uscire dai porti del Mar Nero, i cereali ucraini bloccati dalla minaccia militare russa. "Le prossime settimane saranno cruciali per sbloccare la situazione. Lo voglio dire chiaramente, dalla Russia ci aspettiamo segnali chiari e concreti, perché bloccare le esportazioni del grano, significa tenere in ostaggio e condannare a morte milioni di bambini, donne e uomini." Così il Ministro degli Esteri a margine del primo dialogo ministeriale sulla crisi alimentare, organizzato e ospitato alla Farnesina, cui ha preso parte il Direttore Generale della FAO: "Non ci aspettavamo la guerra in Ucraina. Non ci attendevamo che la situazione si deteriorasse così tanto dopo un anno. Ma il nostro dovere è agire per superare le crisi, per superare ed affrontare le sfide." E di sfide si tratta, perché una crisi alimentare in questo momento avrebbe conseguenze devastanti, con ripercussioni anche in termini di flussi migratori. Di crisi e di soluzioni si è dunque parlato, ma c'è stato anche il tempo di tornare sulle dichiarazioni del Vicepresidente del Consiglio di Sicurezza russo, Medvedev: "Sono sicuramente delle affermazioni gravi. Affermazioni che tra l'altro alimentano una campagna d'odio contro i Paesi dell'Occidente, contro i popoli occidentali, in particolare verso quei Paesi che stanno provando, con tutte le proprie forze, a trovare una strada negoziale." Affermazioni che mistificano la realtà. Minacce, conclude Di Maio, che non fanno che rafforzare l'impegno dell'Italia, nel cercare una strada che porti alla pace.