La guerra sul campo segna il solito andamento lento; l'avanzamento delle truppe russe in Donbass, con i reparti ucraini che oppongono una dura resistenza a cui l'Armata della federazione, risponde con martellamenti aerei. Alla guerra sul campo, si affianca quella della denuncia contrapposte. Kiev accusa la Russia di colpire obiettivi civili. L'ultima città martire è Toretsk; sempre nella regione contesa che è stata bersagli dai raid dei caccia. Così che Mosca risponde accusando gli ucraini di aver centrato obiettivi civili a Kherson, prima città ucraina a finire sotto il controllo dei russi. Allora Ukrinform ribatte, citando un rapporto dell'intelligence britannica secondo cui le truppe russe sarebbero così in difficoltà da dover fare un ricorso massiccio ai mercenari della Wagner, già impiegati in Libia, Siria e altre aree calde del pianeta. Su questo, il Cremlino tace ma dichiara che sarebbero almeno 250 i mercenari stranieri delle file ucraine a essere stati uccisi negli scontri. E se è vero che la guerra è anche d'informazione, il Presidente Zelensky, finora piuttosto efficace su questo versante, ha deciso un cambio radicale nel suo entourage. Ha nominato Vasyl Maliuk nuovo capo ad interim dell'SBU, i servizi segreti, al posto di Ivan Bakanov. Nel frattempo, il portavoce del Cremlino Dimitry Peskov si è affrettato a chiarire che la cosiddetta operazione speciale in Ucraina, non ha una data di scadenza e che terminerà solo quando saranno raggiunti gli obiettivi prefissi. Restando in Russia, sempre molto enigmatica sul fronte dell'opposizione interna, c'è da segnalare una notizia incoraggiante. Marina Ovsiannikova, la giornalista della TV pubblica, divenuta celebre per aver manifestato contro la guerra durante una diretta televisiva, è stata fermata e subito rilasciata. Non sono ancora note, le motivazioni del suo fermo.























