Il Donbass è stato il casus belli e ora è tornato ad essere il centro degli scontri tra russi e ucraini. Sono i secondi però a sembrare in vantaggio rispetto agli invasori: secondo lo Stato Maggiore di Kiev, alcuni plotoni avrebbero riattraversato il fiume Dnipro e avrebbero preso il controllo di un porticciolo lungo la sponda orientale. È soprattutto Bakhmut, però, nell'autoproclamata Repubblica di Donetsk, a costituire l'epicentro degli scontri. Si tratta di una città chiave per la logistica di entrambi gli eserciti, grazie alla sua posizione strategica che la colloca al centro dell'area. Da quel che emerge dalla cronaca, tutta da verificare, sembra che Kiev sia in vantaggio su Mosca anche su questo fronte, e per certi versi, fa il paio con i dati forniti dagli americani, secondo cui il 55% dei russi sarebbe favorevole a un accordo con l'Ucraina. In quest'ottica sono da segnare le dichiarazioni del Presidente francese, Emmanuel Macron, che ha parlato di "garanzia da offrire a Mosca" per giungere alla pace. C'è poi la propaganda: nella parte occupata della regione di Lugansk, secondo i media ucraini, i russi avrebbero giustiziato pubblicamente un gruppo di civili per "dare un segnale" alla popolazione. Intanto le temperature calano verticalmente, come del resto era temuto. Per ora il termometro è sceso a -5, ma si può senza dubbio immaginare che calerà ulteriormente. E così anche il freddo diventa un'arma, visto che i bombardamenti russi hanno bersagliato le infrastrutture civili, portando la Nazione a un sostanziale blackout. Elettricità e gas mancano in gran parte dell'Ucraina, sebbene non manchi lo spirito d'adattamento, come ci conferma Daria. Nel frattempo stanno per entrare in vigore le restrizioni sul petrolio russo, che sia embargo o tetto al prezzo. L'OPEC+, in attesa di valutarne l'impatto, ha deciso di mantenere invariati i livelli di produzione.