La stampa americana la chiama già "La rinascita della Nato". L'alleanza Atlantica, sorta dopo la Seconda Guerra Mondiale per difendere i suoi membri dell'Unione Sovietica, aveva perso smalto negli ultimi anni, anche per la mancanza di un vero rischio da fronteggiare. L'insensata aggressione russa all'Ucraina glielo ha di colpo restituito. Dopo decadi di storica neutralità Finlandia e Svezia, che con la Russia condividono 1500 km di confine, hanno formalizzato, in pochissimo tempo, la loro domanda di ammissione, proprio nel giorno in cui comincia una maxi esercitazione congiunta in Estonia. Da molti anni i paesi nordici erano partner della coalizione, ora chiedono di entrarvi a tutti gli effetti. Una decisione salutata con favore dal segretario generale Stoltenberg che ha promesso una procedura accelerata e da membri di peso come Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia, Germania e Italia. Dei 30 paesi aderenti uno solo ha annunciato una certa contrarietà, e il no del presidente della Turchia Erdogan potrebbe essere sufficiente a far saltare tutto. Ankara accusa Helsinki e Stoccolma di proteggere i terroristi del partito curdo combattente dei quali negano l'estradizione. Ma in realtà sembra solo voler alzare il prezzo del suo via libera, facendosi sbloccare da Washington nuove forniture militari e diversi benefici economici. Nel frattempo l'alleanza sembra comunque orientata a garantire un certo grado di copertura agli aspiranti nuovi membri, anche se nel suo quartier generale ritengono improbabile che Putin possa permettersi di aprire un altro fronte militare, considerati i problemi nel mantenimento delle posizioni in Ucraina. A Bruxelles si attendono non di meno che la propaganda del Cremlino si intensifichi e accarezzi ancora l'uso di armi atomiche, sebbene l'occidente lo consideri ormai più che altro un bluff. Nel giro di un paio di giorni il senato americano dovrebbe approvare un nuovo pacchetto di aiuti all'Ucraina del valore di 40 miliardi di dollari.