Scene che si ripetono con lo stesso orrore, la stessa violenza, ma non per questo sono meno sconvolgenti. Ennesima strage di civili a Gaza, decine le vittime e quasi 300 i feriti nel raid israeliano contro il campo di sfollati di Al Mawasi nel sud della Striscia. L'esercito israeliano ha precisato che l'attacco era diretto contro Mohammed Deif Capo delle Brigate Cassam, l'ala militare di Hamas, tra le menti del massacro del 7 ottobre, e Rafa'a Salameh comandante della Brigata di Khan Younis. DEif, chiamato il fantasma di Gaza, è in clandestinità da sempre e porta sul corpo i segni dei ripetuti attentati israeliani a cui è sopravvissuto. Secondo la TV saudita sarebbe gravemente ferito mentre Salameh sarebbe stato ucciso, notizie smentite da Hamas. Nello scarno e gelido comunicato, i vertici israeliani sostengono che tentare di uccidere Deif fosse un'occasione da non perdere pure al rischio di danneggiare i negoziati in corso con Hamas. L'eventuale danno tattico e i colloqui erano superati, si ribadisce, dal vantaggio strategico: un chiaro messaggio anche per il leader di Hamas a Gaza Sinwar. Quel che resta sul campo è la devastazione ed il sangue dei civili. L'ospedale di Nasser a Khan Younis non è più in grado di funzionare perché sopraffatto da morti e feriti. Il raid è stato lanciato in una zona dei civili, ha confermato lo stesso esercito israeliano, precisando però di non aver colpito tende di profughi. L'area di Al Mawasi è tra quelle designate come umanitarie e ospita centinaia di migliaia di sfollati. Per Hamas, il raid dimostra che Israele non è interessato ad un'intesa per un cessate il fuoco a Gaza e la liberazione dei rapiti.