Guerra Medioriente, colloqui riprendono prossima settimana

25 mag 2024
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La prossima settimana i colloqui riprenderanno. La decisione è stata presa al termine dei colloqui a Parigi tra il direttore della Cia, William Burns, il direttore del Mossad, David Barnea, e il premier del Qatar Mohamed al Thani. È una svolta per certi versi attesa, che giunge dopo l’apertura da parte di Israele che, nell’ultimo gabinetto di guerra, aveva deciso di concedere maggiori margini ai negoziatori incaricati della trattativa con Hamas. L’obiettivo è la restituzione degli ostaggi, in cambio di una tregua a Gaza. Lo Stato Ebraico, per certi versi, si trovava di fronte a un bivio. Nonostante la sentenza della Corte Internazionale dell’Aja, infatti, in cui si chiedeva lo stop alle operazioni militari sulla Striscia, i raid sono proseguiti per tutta la giornata, senza interruzione. Bombardamenti e operazioni sono state infatti segnalate a Rafah, nel campo di Shaboura, ma anche a Deir al-Balah. Aggravando una situazione che ormai è ben oltre la catastrofe umanitaria, come denuncia la UNRWA, l’agenzia dell’Onu per i rifugiati palestinesi. In questo quadro c’è da segnalare anche l’allarme, lanciato dall’Unicef, sul reparto pediatrico di Deir el Balah, dove 20 neonati, alcuni prematuri, rischiano la morte per la mancanza di energia elettrica e ossigeno. La prima reazione dello Stato ebraico, per bocca del ministro ultranazionalista Itamar Ben Gvir, era stata definire la decisione dell’Aja antisemita e irrilevante. Al netto del fatto che la corte aveva visto il voto favorevole anche degli Stati Uniti, alleati sempre più riluttanti dello Stato Ebraico, e che nella stessa sentenza di ordinasse anche a Hamas il rilascio immediato e senza condizioni degli ostaggi israeliani. Un punto su cui il governo Netanyahu ha il fianco scoperto, bersaglio di continue critiche di parte dell’opinione pubblica, che chiede lo stop delle operazioni militari per permettere il ritorno dei cittadini israeliani nelle mani degli islamisti. E forse Netanyahu ha preso atto anche del malcontento crescente. Su tutto pende ancora la decisione del tribunale dell’Aja sulla definizione di genocidio per quel che riguarda ciò che sta accadendo a Gaza. Se ciò dovesse accadere, per lo Stato Ebraico sarebbe un pesante fardello nelle relazioni internazionali.

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