Guerra Medioriente, sit-in di protesta nei campus Usa

26 apr 2024
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I sit-in di protesta in tutta l'America non si contano più, gli arresti durante gli sgomberi dei campus sono ormai centinaia. Il variegato movimento di solidarietà al popolo palestinese contro la guerra a Gaza, l'industria delle armi e la repressione del diritto di manifestare, non sembra destinato a scomparire facilmente. Quello che dovrebbe essere un luogo di confronto è pericolosamente diventato molto simile a un luogo di scontro, un improvvisato memoriale dedicato agli ebrei rapiti da Hamas è spuntato proprio di fronte all'accampamento degli studenti filo palestinesi. Quindi abbiamo chiesto a questi ultimi cosa pensano degli ebrei e a quelli ebrei cosa pensano dei filo palestinesi. "Siamo qui per ricordare che ci sono ancora ostaggi che non vanno dimenticati" dice Sara, 20 anni, studentessa di economia, che lamenta di non poter frequentare le lezioni per le minacce ricevute. E tra le lacrime ci racconta di come le sia stato detto che lei non ha diritto di esistere e che neanche Israele dovrebbe esistere. "Ogni morte civile è una tragedia" racconta Noah, iscritto a scienze politiche, che precisa di avere anche amici palestinesi, ma lamenta che nell'accampamento si facciano semplificazioni binarie e si parli di genocidio, secondo lui, a sproposito. "Non volevamo questa guerra", aggiunge Daniel, studente di matematica, ma è colpa di Hamas perché si nasconde tra i civili e li usa come scudi umani mentre l'esercito israeliano, sostiene, conduce operazioni mirate. Davanti alle telecamere gli occupanti sono ragionevoli e concilianti. "Il nostro attivismo è pacifico, siamo impegnati per la libertà di parola l'uguaglianza e la giustizia sociale per tutti", dice Mahmood, uno degli organizzatori della protesta. Spiega che la liberazione dei palestinesi e degli ebrei sono interconnesse, vanno a braccetto e che questo è un movimento per la libertà e la giustizia di chiunque, indipendentemente da dove provenga. Dalia, palestinese, è più pragmatica: "ci rifiutiamo di essere complici del genocidio e dell'occupazione di Gaza e non vogliamo che le nostre rette vadano a finanziarla". L'obiettivo è ottenere i disinvestimenti di tutte le università dalle compagnie che beneficiano della guerra fino ad allora questi ragazzi non vogliono andare da nessuna parte.

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