Dopo quello distrutto nei giorni scorsi l'Ucraina annuncia di aver colpito un altro ponte sul fiume Seim, nella regione russa di Kursk nel tentativo di interrompere le difese di Mosca nella zona. Lo scopo è privare il nemico delle capacità logistiche con attacchi aerei di precisione, forse usando i nuovi F-16 forniti dagli alleati occidentali. Non è ancora chiaro se il secondo ponte sia andato distrutto come è accaduto con l'altro ponte sul fiume che, secondo il Ministero degli Esteri russo, è stato abbattuto da missili occidentali, probabilmente degli HIMARS. Lo scopo di colpire questi ponti è quello di impedire i rifornimenti militari alle truppe russe lasciandole intrappolate in una sacca, di fatto però impedendo anche la fuga dei civili già scappati a migliaia verso l'interno della Russia. Sta di fatto che il presidente Zelensky ha confermato che l'operazione dell'esercito a Kursk continua come previsto e la testa di ponte Ucraina sta diventando più forte e l'esercito starebbe ulteriormente avanzando in particolare a Sud-Est della cittadina di Sudzha. Se le cose per gli ucraini vanno bene a Kursk, la situazione in Donbass è invece sempre più drammatica, con i russi che avanzano e conquistano un villaggio dopo l'altro e sono adesso alle porte di Pokrovsk, centro logistico fondamentale per la difesa ucraina dove i seimila residenti rimasti sui 60mila abitanti di prima della guerra hanno ricevuto ormai da giorni l'ordine di evacuazione immediato. Per difendere la regione di Kursk infatti Putin non ha spostato neanche un carro armato dal Donetsk che considera il suo obiettivo primario. A difendere la regione di Kursk ha mandato le giovani reclute, forse pensando di logorare con il tempo la testa di ponte ucraina. Il timore di Mosca è che l'Ucraina punti adesso ad attaccare la centrale nucleare di Kursk, mentre dopo un attacco con i droni nelle vicinanze arriva anche l'ennesimo allarme della IAEA per la sicurezza di quella di Zaporizhzhia, occupata dai russi dal 2022. Di certo continuano gli attacchi ucraini in territorio russo anche per colpire infrastrutture militari, logistiche ed energetiche. Ultimo ad andare in fiamme è stato un deposito di petrolio a Rostov sul Don.