Lugansk, Donetsk, Kherson e Zaporizhzhia continuano a votare. Le immagini che giungono dalle provincie annesse dai russi, dovrebbero testimoniare l'adesione entusiastica della popolazione. Le cifre relative all'affluenza, del consenso rispettivamente sopra il 70% al 93% hanno un valore relativo, ma Mosca prosegue senza incertezza per la sua strada. Il Cremlino ha fatto sapere che potrebbe completare l'annessione delle quattro regioni occupate, già alla prossima settimana. Il consiglio della Federazione Russa, ovvero la Camera Alta del Parlamento potrebbe, infatti, votare l'annessione dei territori ucraini occupati il 29 settembre. Il giorno dopo il Presidente Vladimir Putin, dovrebbe parlare all'assemblea federale della sessione congiunta ed entrambe le camere il Parlamento. Quello del 30 settembre, potrebbe quindi essere non solo il tradizionale messaggio alle camere riunite, ma anche un discorso post referendum. E mentre la Russia prosegue per la sua strada, anche la comunità internazionale non cambia posizione. Se è prevedibile che Kiev non accetti il risultato, e che l'occidente li definisca una farsa può far riflettere che anche la Turchia, uno dei pochi interlocutori accreditati da Mosca, non riconosca il referendum. Ma soprattutto la Serbia, storica amica della Russia. Anche perché, sul campo continuano gli scontri anche nelle provincie annesse, e molte sono state sostanzialmente abbandonate da molti suoi abitanti. Il che semina dubbi sull'effettiva partecipazione alla consultazione. Insomma, la guerra prosegue con diverse fortune per Mosca, che deve misurarsi con un crescente malcontento dopo l'annuncio della mobilizzazione generale. Tra gli episodi, anche un incendio avvenuto in un centro di reclutamento Novgorod, provocato una bomba molotov. Lunghe code di cittadini in fuga si segnalano alle frontiere. Il patto stretto con l'opinione pubblica, sostegno in cambio di nessun coinvolgimento del conflitto, se non delle regioni più remote, è stato rotto. Resta da vedere, fino a che punto arriverà il dissenso.