Dalla mezzanotte di oggi scatta ad Hong Kong il divieto di coprirsi il volto durante le manifestazioni. La decisione era già stata anticipata da un paio di giorni, ma oggi è stata annunciata ufficialmente dalla governatrice Carrie Lam nel corso di una conferenza stampa, spesso interrotta dal pubblico. Chi verrà sorpreso con il volto coperto da una maschera di qualsiasi dimensione, quindi anche quelle normalmente usate in Asia per proteggersi dai microbi, potrà essere arrestato e rischia 3000 dollari di multa e un anno di prigione. Come previsto da un simile decreto da poco tempo approvato in Canada sono previste esenzioni per motivi religiosi. Dobbiamo mettere fine in qualche modo alla violenza esplosa in questi giorni, ha detto la governatrice, chiarendo tuttavia che non ha nessuna intenzione per ora di dichiarare lo stato di emergenza. Sono in molti però a ritenere che il Governo locale stia pensando seriamente di imporre una qualche forma di coprifuoco. Il movimento di protesta ha già fatto sapere che non rispetterà il divieto e migliaia di cittadini sono anche oggi in piazza, molti dei quali mascherati. Dubbi sull'opportunità, efficacia e applicabilità del divieto, previsto dalla vecchia legge coloniale, sono stati espressi da più parti. Il costituzionalista Chan Man Nu ha dichiarato che il divieto non solo è incostituzionale, ma è di difficile applicazione. Basterà infatti esibire un certificato medico, un semplice raffreddore, per avere buone possibilità di essere assolti, ha detto il docente. Inoltre rappresenta una palese discriminazione tra manifestanti e polizia, alla quale il divieto non si applica. Non si può obbligare i manifestanti a subire senza protezione i gas lacrimogeni.