Il reportage da Leopoli dell'inviato di Sky TG24

04 mar 2022
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In tempo di guerra essere uomini comporta responsabilità. Ruslan è appena scappato da Kiev verso Leopoli, con Angelina, la sua fidanzata. Hanno 23 anni, stanno insieme da tre mesi, non si separano mai e sono fuggiti dalle bombe con il primo pullman su cui sono riusciti a salire, il nostro. Lei per oggi ci aiuta con le traduzioni, lui invece non può. Deve subito presentarsi al comando militare locale e fornire i suoi recapiti, anche se ha studiato storia e non ha alcun esperienza militare. Prima che salga ci facciamo spiegare la cosa. Mentre lui è entrato chiediamo ad Angelina cosa ne pensa di tutto questo e di questa settimana che ha rivoltato le vite di un intero popolo che fino all'ultimo ha sperato che la guerra non arrivasse. Al ritorno Ruslan ci spiega che era tutto un falso allarme. Hanno preso i suoi dati ma per il momento non hanno bisogno di lui. Servono soldati formati, pronti a combattere. Come quelli che si aggirano per le strade di questa città, dal sapore mitteleuropeo e dal passato austro-ungarico al confine con la Polonia, dove stanno transitando colonne di profughi pronti ad espatriare. Leopoli a un primo sguardo sembra Kiev come era dieci giorni fa. Negozi aperti, gente per le strade, bar aperti e frequentati, bancomat in funzione e addirittura i corrieri in servizio per il delivery del cibo. Non è esattamente così. La guerra è piombata sul paese ormai da una settimana e anche se qui non ha ancora colpito è negli occhi di tutti. E non solo per i tanti volontari della difesa territoriale che pattugliano le strade. In centro il comune ha deciso di impacchettare le statue più preziose. Così, se ci dovesse essere un bombardamento, almeno i frammenti resterebbero uniti e si potrebbero ricostruire. Intanto al posto dei cartelli pubblicitari compaiono manifesti rivolti ai soldati russi, rappresentati con le mani in alto. "Occupante russo, se vuoi sopravvivere dacci un segno, mostra il tridente", che è il simbolo dell'Ucraina. Manifesti che di certo non fermeranno i carri armati, semmai dovessero entrare qui. Più che altro sembrano voler essere un incoraggiamento patriottico alla resistenza della cittadinanza.

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