Che abbia deciso davvero solo all'ultimo minuto di volare a Washington lo sa solo lei, ma tra le fila trumpiane nessuno ha mai realmente contemplato la possibilità che Giorgia Meloni declinasse l'invito. Sarebbe stato un gesto di mancato rispetto lasciano intendere. Quel rispetto nei suoi confronti esaltato dallo stesso Trump dopo il viaggio a Mar-a-Lago. Giorgia Meloni, salvo sorprese dell'ultimo minuto, sarà l'unico leader europeo al Inauguration day. A differenza del passato ci saranno anche altri capi di stato e di governo, in primis il Presidente argentino Milei colonna portante della galassia di relazioni internazionali della Premier. I suoi invitano a non scavare nei retroscena ma a guardare al valore di questo passaggio e al ruolo di primo piano riconosciuto a Meloni e all'Italia, che equivale a confermare l'ambizione di diventare il vero ponte con l'Europa. Nessuno di Bruxelles è stato invitato mentre Meloni ha già visto Trump due volte, se davvero poi si riuscisse ritagliare un face-to-face anche informale a margine del giuramento sarebbe una sorta di conscrazione. L'Italia sta con l'Europa, lavora per renderla sempre migliore, la posizione su Kiev non cambia e non cambierà. Sottolineature di Palazzo Chigi che se da un lato servono proprio a sedare le paure di strappi con Bruxelles, dell'altro suonano anche come un messaggio su quel ruolo che il nostro Paese vuole ritagliarsi. A Washington Meloni ritroverà anche Elon Musk, punto di svolta del rapporto con Trump. Lui per primo ha investito sulla sua leadership. Ma non sono solo rose e fiori, dal 21 gennaio ci si dovrà confrontare con l'annuncio dei dazi, con la richiesta di investire i soldi in difesa, con le incertezze sull'Ucraina. Questioni che Meloni è convinta di poter mediare al meglio per l'Italia, per l'Europa.