Mille arresti, oltre 20 morti, 250 feriti. La condanna per violenze sessuali del guru indiano Ram Rahim Singh è costata cara, all’India. I violenti scontri tra la polizia, appoggiata dai militari, e i sostenitori della guida spirituale sono esplosi dopo la sentenza dei giudici, i cui dettagli saranno resi pubblici il 28 agosto. “Rock guru”, come è stato soprannominato dai suoi adepti, è arrivato in tribunale scortato da 100 suv e ne è uscito a bordo di un mezzo dell’esercito per essere trasportato in prigione. L’uomo è ritenuto colpevole di stupro a danno di due ex seguaci, ma è anche accusato dell’uccisione di un giornalista e di aver indotto alla castrazione centinaia di adepti perché riuscissero così ad avvicinarsi all’illuminazione. Dopo la condanna, nel Paese si è scatenato il caos, con decine di migliaia di sostenitori, pronti a protestare. Un centinaio di treni sono stati cancellati e in due Stati è stato sospeso internet, mentre uffici pubblici e scuole sono stati chiusi. L’organizzazione socio-spirituale di cui Ram Rahim è leader conta milioni di seguaci nel mondo, tra cui anche il presidente Narendra Modi. Il 24 agosto il guru aveva pubblicato un video messaggio in cui si difendeva dalle accuse e invitava i suoi sostenitori a mantenere la pace e ad andare a casa. Un consiglio che questa volta i suoi adepti hanno deciso di ignorare.