Un giorno atteso dagli abitanti dell'Irlanda del Nord da quasi due anni, e a cantare vittoria è paradossalmente chi, all'indomani delle elezioni del maggio 2022, lo stallo di Stormont, il Parlamento nordirlandese, l'aveva provocato. Dopo un'estenuante trattativa col Governo britannico, Sir Jeffrey Donaldson, leader del principale partito unionista DUP, ha annunciato che il boicottaggio è alla fine se, come promesso, l'esecutivo di Londra compirà nei prossimi giorni i passi concordati. "Il diavolo è nei dettagli", recita un vecchio adagio e quindi bisognerà attendere cosa, nel pomeriggio di mercoledì, verrà annunciato alla Camera dei Comuni. Donaldson ha parlato chiaramente di "zero controlli" per quanto riguarda i prodotti destinati al mercato interno dell'Irlanda del Nord e il ministro competente, Sir Chris Heaton-Harris, ha escluso categoricamente che l'intesa raggiunta con gli unionisti metta in qualche maniera in pericolo l'accordo di Windsor siglato con l'Unione Europea. Ottimismo è stato espresso anche da Michelle O'Neill, First Minister designata, che nei prossimi giorni dovrebbe quindi diventare a tutti gli effetti la prima First Minister appartenente al partito, apertamente repubblicano, di Sinn Fein. Un passaggio storico, dunque, che cade nel giorno del 52esimo Anniversario del Bloody Sunday e che scongiura il rischio di nuove elezioni: la deadline è prevista per il prossimo 8 febbraio. Un lusso che forse l'Irlanda del Nord, alle prese con scioperi e paralisi del settore pubblico, non può permettersi. Belfast ha bisogno di un governo che funzioni il prima possibile. Secondo quanto riferisce la stampa irlandese, grazie a questo accordo, il Governo britannico potrà liberare un finanziamento di 3,3 miliardi di sterline, circa 3,84 miliardi di euro, per far fronte alle richieste di aumento delle retribuzioni nel pubblico impiego.