La tanto attesa risposta israeliana all'attacco iraniano di giorni fa contro Israele è arrivata nel giorno dell'ottantacinquesimo compleanno dell'Ayatollah Khamenei ed è stata contenuta, così come richiesto fermamente dagli alleati occidentali, nei giorni precedenti l'operazione militare. Delle esplosioni sono state registrate nelle primissime ore della mattinata sui cieli di Isfahan, a circa 300km da Teheran, precisamente su una base dell'aviazione militare iraniana adiacente ad un centro nucleare che però non è stato colpito. Parallelamente bombardamenti anche in territorio iracheno, nei pressi di Baghdad, e su basi militari al sud della Siria che hanno provocato perdite materiali. Per quanto riguarda l'attacco in territorio iraniano la televisione di Stato del regime ha fatto sapere che dei velivoli sospetti sono stati identificati ed abbattuti, senza causare danni. Informazioni non indipendentemente verificabili. Il Presidente Raisi in un discorso in un evento all’est del Paese ha menzionato la potenza militare iraniana senza alcun riferimento all'attacco attribuito da fonti americane invece ad Israele. Un segno questo che l'Iran non sembra essere interessata al contrattacco. Un'intenzione confermata anche da fonti anonime militari iraniane. Anche la leadership politica israeliana tace, evitando di rivendicare la paternità dell'attacco. Solo un commento a mezzo social dal Ministro della Sicurezza Nazionale Ben-Gvir che definisce debole l'operazione, lasciando intendere una critica, nemmeno troppo velata, contro il proprio governo. Parole duramente rimproverata e dal Leader dell'opposizione Lapid che accusa Ben-Gvir di mettere a rischio la sicurezza nazionale. Solo Hamas pubblicamente attribuisce l'attacco ad Israele e accusa lo Stato ebraico di voler creare un'ulteriore escalation nella regione.