Reazioni allarmate e un profondo dissenso hanno seguito l'annuncio di Benjamin Netanyahu di occupare Gaza City, il centro politico della Striscia e simbolo della Palestina. Pronto il comunicato del Premier inglese Keir Starmer, secondo cui l'occupazione porterà solo più spargimento di sangue. "La sua offensiva a Gaza è sbagliata e lo esortiamo a riconsiderarla immediatamente", scrive Starmer, che nei giorni scorsi ha annunciato l'intenzione di riconoscere la Palestina. Aggiungendo che ogni giorno la crisi umanitaria si aggrava e che gli ostaggi israeliani sono tenuti in condizioni spaventose e disumane. Il Premier spiega che il Regno Unito sta lavorando insieme agli alleati ad un piano di pace a lungo termine per Palestina e Israele. "Una soluzione diplomatica è possibile", secondo Starmer, "ma entrambe le parti devono allontanarsi dal sentiero della distruzione". La Turchia condanna con la massima fermezza il piano di Israele. "La comunità internazionale fermi l'occupazione a Gaza", si legge in una nota del Ministro degli Esteri, "Chiediamo alla comunità di assumersi le proprie responsabilità per impedire l'attuazione di questa decisione che mira a sfollare con la forza i palestinesi dalla loro terra e a rendere Gaza inabitabile". L'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani Volker Turk, evidenzia che il piano del Premier israeliano va oltre il pronunciamento della Corte Internazionale di Giustizia, e chiede a Israele di porre fine all'occupazione il prima possibile, la realizzazione della soluzione a due Stati concordata e il diritto dei palestinesi all'autodeterminazione. Un'azione che secondo l'ONU rischia di tradursi in sofferenze indicibili e crimini atroci, un'ulteriore escalation, un altro esodo forzato di massa, uccisioni e distruzione insensata. Anche la Cina si sbilancia, esprimendo una forte preoccupazione e sollecitando Israele a porre fine immediatamente ad azioni pericolose. "Gaza appartiene ai palestinesi ed è parte inseparabile del territorio palestinese", ha affermato un portavoce del Ministero degli Esteri cinese. .























