Israele, morto l'ex presidente Shimon Peres

28 set 2016
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È stato l’ultimo grande vecchio della politica israeliana. Shimon Peres era sicuramente il politico dello Stato ebraico più popolare all’estero. Nato nel 1923, in Polonia, a undici anni emigra con i genitori nell’allora Palestina sotto mandato britannico. Si mette presto in mostra nei movimenti sionisti da giovane socialista utopista. Nel 1948 nasce Israele e scoppia la prima guerra arabo-israeliana. Peres all’età di 25 anni riceve il compito di responsabile dell’armamento e del regolamento del neonato esercito israeliano. Poco dopo, senza quasi alcuna esperienza militare, viene nominato Capo della Marina. Le sue qualità di leadership, di organizzatore, di fine politico emergono già al tempo. Ben Gurion, Primo Ministro e fondatore di Israele, stima il giovane Shimon e lo nomina Direttore generale del Ministero della difesa. A Peres è indissolubilmente legato il progetto nucleare israeliano, ne è il grande regista nei primi anni Sessanta. Organizza la guerra del Sinai del 1956 e l’operazione Entebbe, il salvataggio di cento ostaggi di un volo Air France dirottato in Uganda. La carriera di Peres continua tra incarichi di governo e di partito; diventa Premier e leader del partito laburista, carica che perderà nel 1992 a vantaggio del suo storico rivale interno Yitzhak Rabin. I due negli anni Novanta formano un’eccezionale coppia: Peres Ministro degli esteri, Rabin Premier. Sono gli anni degli accordi di Oslo con Arafat, della pace con la Giordania, della distensione del conflitto, della vittoria del Premio Nobel per la pace nel 1994. Dopo la morte di Rabin, Peres diventa Primo Ministro, ma perde le elezioni successive. In Israele lo chiamavano “The loser”, il perdente. Non è quasi mai riuscito a vincere un appuntamento elettorale, un vero perdente di successo. Ne 2005 perde anche la corsa per tornare ad essere leader laburista. Abbandona, quindi, il suo storico partito e segue Sharon nella nuova formazione di centro Kadima. Nel 2007 il perdente finalmente vince una delle sfide più importanti: la Knesset, il Parlamento israeliano, lo elegge Capo dello Stato. Finirà il suo incarico nel 2014. È stato il Presidente più popolare che Israele abbia mai avuto, simbolo degli sforzi di pace, ma anche di dure scelte militari. Amato all’estero e dai suoi fedelissimi. È stato accusato dalla destra di voler svendere Israele e da molti arabi di essere un finto pacifista. Era uomo di grandi letture e appassionato di nuove tecnologie, di biologia, esperto di problemi ambientali agricoli e, pur non essendo mai stato un generale, ha contribuito allo sviluppo e alla difesa di Israele forse come nessun altro. È morto quello che in molti hanno definito uno dei più lucidi e pragmatici idealisti nella storia dello Stato ebraico.

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