Lo ius soli accende lo scontro politico di questo scorcio d’estate. Il DDL sul diritto di cittadinanza per chiunque nasca in Italia è in discussione al Senato tra tenzioni e polemiche e speranze e delusioni di quanti vivono nel nostro Paese: oltre 630.000 nati qui da genitori stranieri che vi risiedono da anni e non hanno ancora la cittadinanza italiana. Ma cosa succede nel resto del mondo? In Francia vige un doppio ius soli: un bambino nato da genitori stranieri, a loro volta nati nella République, può diventare cittadino più facilmente. O in Germania, dove dal 2000 sono tedeschi anche i figli di stranieri nati nel Paese purché almeno uno dei due genitori abbia il permesso di soggiorno permanente da almeno tre anni e ci viva legalmente da almeno 8. Un bambino che nasce su suolo inglese è automaticamente cittadino del Regno Unito, anche se solo uno dei genitori ha la cittadinanza britannica o è legalmente residente a certe condizioni. In Spagna vige una versione morbida dello ius sanguinis: diventa cittadino spagnolo chi nasce da padre o madre spagnola oppure chi nasce nel Paese da genitori stranieri di cui almeno uno nato in Spagna. Mentre è più difficile la posizione di alcuni Paesi dell’est Europa: in Polonia si diventa cittadino polacco attraverso un decreto del Presidente della Regione di residenza mentre nell’Ungheria ultranazionalista di Viktor Orbán ha fatto scandalo il business della cittadinanza, in concomitanza con l’emergenza migranti: per avere passaporto ungherese basta sborsare 300.000 euro in titoli di Stato e altri 50.000 a fondo perduto se si proviene da Paesi extra-Ue. I documenti vengono consegnati dopo cinque anni assieme alla restituzione dei soldi in titoli di Stato. La residenza invece è immediata. Gli Stati Uniti sono il posto in cui vige lo ius soli puro: chi nasce negli USA è automaticamente cittadino americano.