Kabul l'anno dopo, anniversario sottotono per i talebani

15 ago 2022
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Arriviamo presto a Massoud Square, non si tratta di una piazza imponente e a un primo sguardo potrebbe essere scambiata per una delle tante rotatorie che a Kabul tentano invano di ordinare il traffico. Il brutto obelisco al centro, eretto in nome dell'eroe della resistenza anti-sovietica, ... Shah Massoud, sorge proprio di fronte uno dei luoghi simbolo della caduta di Kabul, l'ambasciata americana. Era un vero e proprio fortino inespugnabile che segnava il centro della zona più sicura della città, il fulcro della cosiddetta green zone. Con il passare delle ore, piazza Massoud alle mie spalle, si sta riempiendo di bandiere bianche, le bandiere bianche dell'Emirato, lo stato voluto fortemente dai talebani, ma il bilancio di un anno di gestione da parte degli studenti del Corano è totalmente fallimentare. Nessuna parata, nessun corteo ufficiale, solo manifestazioni spontanee di giubilo in cui i pick-up dei talebani si rincorrono con altre vetture civile e i blindati delle forze speciali in caroselli rumorosi la cui colonna sonora sono i canti religiosi modificati dall'auto-tune, una delle poche concessioni alla modernità. Il 15 agosto 2021 però quella sede venne abbandonata, il personale diplomatico si spostò nell'aeroporto, che all'epoca si chiamava Hamid Karzai, e le truppe talebane sfilarono dentro la città, lungo la Airport Road senza sparare un colpo. L'Emirato ha quindi confermato la sua decisione di festeggiare con eventi di basso profilo di cui il più importante è una cerimonia che si tiene all'interno della tv pubblica, una serie di dichiarazioni e proclami in cui viene ribadito il trionfo degli studenti del Corano. Deludente se si pensa che il 15 agosto è stata proclamata la festa nazionale per la vittoria sugli attacchi degli Stati Uniti e s'intendeva così celebrare il proprio trionfo. E questo elemento da una fotografia spietata dell'oggi, i talebani hanno vinto, ma non controllano il territorio. Il terrore che l'ISIS-K, il Daesh del Khorasan, possa colpire con azioni clamorose, per questo i segnali sono disturbati e le reti fanno capricci, ma nessuna sfilata, nessuna parata di armi e reparti, l'atmosfera è davvero straniante, c'è come una cocciuta determinazione a festeggiare, ma non c'è aria di festa, le strade sono invase da talebani, ma quasi nessuno di loro è di Kabul e sembra quasi che la capitale sia riluttante a unirsi alle celebrazioni. Eppure, nonostante i dati incontestabili del fallimento dei talebani, chi è sceso in piazza non sembra nutrire alcun dubbio. Mohamed è uno di questi, accetta volentieri di parlare con noi, ma ci prega di dire la verità e cioè che l'Emirato è grande, il futuro radioso e che il mondo deve guardare con speranza al nuovo Afghanistan. E noi, per correttezza, riportiamo le sue parole, se corrispondano o meno alla verità però è tutto un altro discorso.

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